L’ascolto, la prima delle fasi di un progetto sociale per tramutare idee in iniziative che abbiano un reale impatto sulle comunità
Tra le fasi che sanciscono la nascita di un progetto sociale, l’ascolto è la prima. È da lì che tutto deve partire in un mondo fagocitato dalla velocità delle informazioni e dalla voglia di ognuno di noi di parlare ed apparire.
La società odierna presenta sfide di adattamento che riguardano sia gli individui, dagli studenti fino ai professionisti, sia le organizzazioni. Sfide impegnative che rendono sempre più difficile credere nelle proprie capacità e nella possibilità di avere un impatto reale sulle società con i propri progetti.
Il risultato finale è che individui e organizzazioni rischiano di ritrovarsi senza una comunità di riferimento e senza un’identità positiva. Anzi si sentono “costretti” a trovare un’identità solo in negativo: l’essere contro come unico modo per riacquisire un certo grado di controllo sulla propria esistenza.
Invece di colpevolizzare queste persone, come se il problema di una mancanza di identità positiva riguardasse solo loro, sarebbe meglio adottare un approccio più creativo ed inclusivo. Un approccio che parta dall’ascolto, la prima delle fasi di un progetto sociale.
Il primo passo dell’approccio che usa Project School si inserisce proprio in questo contesto, dando la possibilità alle persone di condividere in libertà e senza giudizi le proprie idee. Un ascolto a sua volta strutturato in tre fasi: generazione, distruzione e creazione.
Le fasi di un progetto sociale: la generazione di un’idea
La generazione di un’idea parte sempre da un interesse, da un bisogno cui la nostra anima tende naturalmente. A volte siamo così presi dalla vita quotidiana che non riusciamo neanche a generarla quest’idea. Il fine della generazione è proprio ascoltare l’idea nel profondo, entrarci in contatto in modo empatico, senza giudizi, lasciando scorrere i pensieri in libertà. Questa fase ci riunisce con il nostro io, con le parti più nascoste della nostra anima che non vuole estraniarsi dal contesto, ma contribuire a migliorarlo.
La distruzione di un’idea
Alla generazione segue la distruzione, attuata da quella parte della nostra anima che ha paura delle conseguenze che la creazione può generare su di noi e sulle comunità. La distruzione non va fermata, va sfidata. Le domande che la parte paurosa di noi ci pone non vanno cancellate: bisogna dare risposte. Vale la pena provare a definire quest’idea piuttosto che tenerla chiusa nella nostra mente, per evitare di sentirci ancora più impotenti e invisibili.
La creazione di un’idea
Alla “battaglia” contro la distruzione segue la terza fase, quella della creazione. Con la creazione, l’idea passa dalla generazione alla fattibilità, dalla testa alla carta. E’ importante non fermare la mente in questo processo, proprio come si è fatto nel caso della distruzione. Parlare prima di riflettere, cercare di ordinare l’idea solo dopo averla sviscerata completamente, scrivere con l’intenzione di correggere e successivamente modificare.
La conclusione di ogni ascolto è la riconnessione con la parte positiva della propria anima, quella che crede nel potere di difendere e creare le nostre idee. Quella che crede che valga la pena darsi da fare, magari anche rischiare, per avere un impatto positivo sull’ambiente e sul contesto circostanti. Quella che ci consente di ricostruire positivamente la nostra identità, cercando una nuova armonia con noi stessi e con gli altri.