Realizzare progetti sulle pari opportunità per una società più giusta, equa e diversa. Noi di Project School, ogni volta che possiamo, cerchiamo di far emergere nelle nostre iniziative il valore della diversità.
Come? Attraverso dinamiche basate su ascolto ed empatia. Da punti di vista diversi possono nascere progetti di maggiore impatto rispetto a progetti nati da un solo gruppo considerato minoritario o svantaggiato.
Non sempre però la diversità viene percepita come un valore aggiunto, anche nell’ambito della progettazione sociale. Ma come possono davvero cambiare le cose? Vogliamo provare a spiegarlo con il pensiero di Antonio, una delle due anime di Project School.
Progetti pari opportunità: contro ogni forma di stereotipo o discriminazione
Lavoro sul tema delle pari opportunità praticamente da quando ho messo piede in un ufficio. Mi è capitato di partecipare a incontri focalizzati sulle questioni di genere e ad organizzarne. E anche a scrivere progetti che favorissero la partecipazione delle donne nella scienza, nella politica e nel mondo del lavoro.
Ho collaborato con femministe dure e pure, con donne manager, con professioniste serie e preparate. In tutti questi anni la mia mente si è modellata sul principio della diversità come valore. Sono naturalmente portato ad apprezzare e stimare persone con caratteristiche oggettive diverse da me che eccellono nel loro lavoro. Soprattutto quando queste caratteristiche (colore della pelle, sesso, abilità fisiche, ecc.) comportano un grado di discriminazione più o meno grande in ambito sociale, lavorativo ed economico.
Negli ultimi mesi, in Project School, ho contribuito alla creazione di progetti sulle pari opportunità specificatamente rivolti a giovani donne. Mentre ci lavoravo aleggiava su di me un senso di incredulità e disorientamento nel dover pensare ad attività che affermassero un loro diritto. Le porte dovrebbero essere spalancate naturalmente per loro, e non dovrebbe neanche esserci il bisogno di iniziative in tal senso.
Eppure ci lavoro perché ancora oggi ci troviamo costretti a commentare episodi di sessismo, di molestie sul lavoro, di minacce di licenziamento o di demansionamento in caso di gravidanza. Per non parlare degli insulti facili verso una donna politica o una dirigente affermata, fino al classico commento retrivo e sessista “se l’è cercata”.
Ma come si può favorire il cambiamento?
In questi anni mi sono spesso trovato a combattere una certa visione di genere troppo elitaria, e che parla soltanto alle donne. Una visione che punta il dito contro l’universo maschile senza sforzarsi di capire il suo punto di vista sul tema delle discriminazioni o dell’inclusione. Una visione che spaventa anche gli uomini più genuinamente interessati a combattere ogni tipo di disuguaglianza.
Sono convinto che qualsiasi tipo di discriminazione, inclusa quella di genere, non possa prescindere dall’alleanza con il “gruppo più forte”, quel gruppo che (non per meriti suoi) patisce meno queste situazioni. Spesso questo gruppo è quello degli uomini.
Per questo quando ideiamo progetti sulle pari opportunità mettiamo insieme uomini e donne nella costruzione delle attività che li compongono. Formazione, capacity building, sviluppo di iniziative a livello locale… Portando la loro visione del mondo in un’iniziativa di promozione delle pari opportunità, i due universi si confrontano direttamente, ed entrambi ne escono rafforzati.
Da parte nostra, di una start-up che nasce da due co-founder uomini, ci impegniamo affinché nei nostri progetti emerga il valore della diversità. Un valore fondamentale per ogni iniziativa che voglia generare un impatto positivo che duri nel tempo.